Normalmente i progetti di comunicazione necessitano di un’analisi preliminare, dalla quale si ricava un brief.

Cos’è un brief?

Vediamolo un po’ come l’equivalente dell’avviamento macchina di un impianto di produzione: è un’intervista che viene fatta solitamente al titolare o al responsabile aziendale della comunicazione, dalla quale vengono estratte tutte le info necessarie al team che se ne occuperà.

Il brief ha un costo che va a incidere più o meno in base alla dimensione di un progetto di comunicazione. Più che di costo bisogna parlare però di valore.

Il brief consente di dare un valore in più alla nostra campagna di comunicazione, in quanto garantisce il corretto sviluppo di ogni fase.

A meno che il cliente non abbia redatto egli stesso il brief, lo abbia consegnato all’agenzia e sia formalmente corretto e completo, questo compito di raccolta dati spetta all’agenzia.

Un poster ben fatto, un’etichetta, un sito, una brochure: tutti questi elementi necessitano di un brief, di un’analisi preliminare di obiettivi relativi al progetto stesso.

Il brief però è un investimento di relativa importanza, a volte è maggiore del lavoro stesso che viene richiesto. Richiede tempo e quindi impegno da entrambe le parti, cliente e agenzia.

Senza di esso, manca un necessario elemento dal quale l’agenzia ricava informazioni basilari da passare a tutti i professionisti coinvolti nel progetto: copywriter, grafico, fotografo, webmaster…

Senza questo importantissimo documento è tutto un andare a tentativi

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